
Il metodo Simonit&Sirch - Preparatori d’uva è costituito da una serie di procedimenti modulari che, se applicati con continuità negli anni, assecondano un accrescimento controllato delle singole piante, effettuando tagli solo su legno giovane di uno o due anni di età.
Questo nuovo approccio, ispirato dalla potatura dell’alberello, permette alla pianta di generare una struttura crescente che caratterizzerà la forma di
allevamento.
In particolare su cordone speronato si sviluppa un fusto permanente (canale principale) con varie diramazioni in funzione del numero dei punti vegetativi (collettori secondari). Questi collettori si accrescono verso l’alto in maniera controllata come le branche di un alberello.
Su Guyot, avendo come limite superiore il filo di piegatura, si dovrà sviluppare una struttura parallela al filo di piegatura stesso, che assumerà una forma caratteri- stica simile a una «T» dovuta alla ramificazione del fusto in due direzioni opposte.
I potatori di un tempo sapevano bene come preservare la salute di una vite: nei vigneti si soffermavano con cura e dedizione davanti a ogni pianta, la
studiavano con attenzione e intervenivano con una potatura soffice, fatti di piccoli interventi mirati, pianta per pianta, senza l’ansia di uno sfruttamento
immediato, ma con la lungimiranza di preservare la salute e lo sviluppo equilibrato della loro piccola vigna.
La stessa filosofia guida la mano di due specialisti friulani, i Preparatori d’uva Marco Simonit e Pierpaolo Sirch. Hanno recuperato un vecchio metodo e dopo 20 anni di sperimentazione hanno cominciato ad applicarlo alle esigenze della moderna vitivinicoltura, quella dei sistemi di allevamento più intensivi, ad esempio la spalliera, il guyot o il cordone speronato.
Oggi il Metodo Simonit&Sirch è stato introdotto in una cinquantina di importanti cantine italiane e straniere, dove i Preparatori hanno trasferito le loro conoscenze sperimentate dalla fine degli anni ’80. Il Consorzio Vini Valtellina e il Cervim di Aosta hanno avviato con loro progetti pilota.
Una nuova filosofia di potatura
Simonit e Sirch
assieme alla loro équipe - che conta, in totale, 10 persone - hanno definito un metodo di potatura che preserva lo stato di salute della vite, allungandone il ciclo di vita e la produttività, fino ad almeno 50 anni, raddoppiandone e più quindi l’attuale età media di 20,5 anni.
Il Metodo Simonit&Sirch consiste nel potare sempre sul legno giovane con un approccio lento e mirato. Il primo vantaggio consiste nel prevenire le malattie del legno, che come una pandemia stanno compromettendo i vigneti. Inoltre viene recuperata una filosofia di gestione del vigneto, in parte abbandonata, che dava valore alle viti vecchie accrescendo la qualità delle rese. Vengono anche ridotti i costi di gestione perché, applicando alla vite i criteri della medicina preventiva, le consentono di crescere e invecchiare bene. E viene infine recuperato un antico mestiere che si sta perdendo, quello del potatore, sempre più spesso sostituito da manodopera improvvisata e priva di esperienza.
Il loro progetto si amplia con una sperimentazione a lungo termine su vigneti sparsi nelle più importanti aree viticole italiane. In questo impegno scientifico sono affiancati da due professori di riconosciuto livello internazionale: Attilio Scienza, ordinario di viticoltura e presidente del Corso di laurea di viticoltura ed enologia all’Università di Milano e Laura Mugnai, professore associato all’Università di Firenze del Corso di laurea di viticoltura ed enologia, specializzata in patologia delle viti, e dal 2002 presidente e membro fondatore dell’International Council of grape wine trunk diseases, al quale aderiscono ricercatori di 22 paesi del mondo viticolo. Attilio Scienza segue l’aspetto fisiologico, mentre Laura Mugnai quello patologico.
Questo nuovo approccio, ispirato dalla potatura dell’alberello, permette alla pianta di generare una struttura crescente che caratterizzerà la forma di
allevamento.
In particolare su cordone speronato si sviluppa un fusto permanente (canale principale) con varie diramazioni in funzione del numero dei punti vegetativi (collettori secondari). Questi collettori si accrescono verso l’alto in maniera controllata come le branche di un alberello.
Su Guyot, avendo come limite superiore il filo di piegatura, si dovrà sviluppare una struttura parallela al filo di piegatura stesso, che assumerà una forma caratteri- stica simile a una «T» dovuta alla ramificazione del fusto in due direzioni opposte.
I potatori di un tempo sapevano bene come preservare la salute di una vite: nei vigneti si soffermavano con cura e dedizione davanti a ogni pianta, la
studiavano con attenzione e intervenivano con una potatura soffice, fatti di piccoli interventi mirati, pianta per pianta, senza l’ansia di uno sfruttamento
immediato, ma con la lungimiranza di preservare la salute e lo sviluppo equilibrato della loro piccola vigna.
La stessa filosofia guida la mano di due specialisti friulani, i Preparatori d’uva Marco Simonit e Pierpaolo Sirch. Hanno recuperato un vecchio metodo e dopo 20 anni di sperimentazione hanno cominciato ad applicarlo alle esigenze della moderna vitivinicoltura, quella dei sistemi di allevamento più intensivi, ad esempio la spalliera, il guyot o il cordone speronato.
Oggi il Metodo Simonit&Sirch è stato introdotto in una cinquantina di importanti cantine italiane e straniere, dove i Preparatori hanno trasferito le loro conoscenze sperimentate dalla fine degli anni ’80. Il Consorzio Vini Valtellina e il Cervim di Aosta hanno avviato con loro progetti pilota.
Una nuova filosofia di potatura
Simonit e Sirch
assieme alla loro équipe - che conta, in totale, 10 persone - hanno definito un metodo di potatura che preserva lo stato di salute della vite, allungandone il ciclo di vita e la produttività, fino ad almeno 50 anni, raddoppiandone e più quindi l’attuale età media di 20,5 anni.
Il Metodo Simonit&Sirch consiste nel potare sempre sul legno giovane con un approccio lento e mirato. Il primo vantaggio consiste nel prevenire le malattie del legno, che come una pandemia stanno compromettendo i vigneti. Inoltre viene recuperata una filosofia di gestione del vigneto, in parte abbandonata, che dava valore alle viti vecchie accrescendo la qualità delle rese. Vengono anche ridotti i costi di gestione perché, applicando alla vite i criteri della medicina preventiva, le consentono di crescere e invecchiare bene. E viene infine recuperato un antico mestiere che si sta perdendo, quello del potatore, sempre più spesso sostituito da manodopera improvvisata e priva di esperienza.
Il loro progetto si amplia con una sperimentazione a lungo termine su vigneti sparsi nelle più importanti aree viticole italiane. In questo impegno scientifico sono affiancati da due professori di riconosciuto livello internazionale: Attilio Scienza, ordinario di viticoltura e presidente del Corso di laurea di viticoltura ed enologia all’Università di Milano e Laura Mugnai, professore associato all’Università di Firenze del Corso di laurea di viticoltura ed enologia, specializzata in patologia delle viti, e dal 2002 presidente e membro fondatore dell’International Council of grape wine trunk diseases, al quale aderiscono ricercatori di 22 paesi del mondo viticolo. Attilio Scienza segue l’aspetto fisiologico, mentre Laura Mugnai quello patologico.