Il Pinot Nero, un nobile scontroso
Il seminario e la degustazione dei Pinot Nero italiani.Tre serate per approfondire la storia, le diversità, la tipicità e le particolarità di questo ineguagliabile vitigno Di nuovo quest'anno ho avuto il piacere di partecipare al seminario di studio organizzato da Natale Contini e dall'equipe dell'Ais Sondrio su un nobile vitigno: il pinot nero che, come quello dello scorso anno sul nebbiolo, mi ha arricchito moltissimo.Anche in questo caso l'atmosfera dell'agriturismo La Fiorida di Mantello nella bassa Valtellina ha contribuito alla piacevolezza dell'evento strutturato in tre serate nelle quali abbiamo approfondito le diversità, le tipicità e le particolarità che questo grande vitigno esprime nelle diverse zone del mondo. La prima lezione si è incentrata sulle produzioni vinicole dell'Italia, la seconda ha avuto la Borgogna come protagonista e l'ultima ha visto il resto del globo a fare da padrone. Come al solito l'organizzatore ha scelto prodotti da degustare di grande qualità e di altissimo livello, e, come da consuetudine, relatori molto preparati.
Durante le prime due giornate Ivano Antonini, già miglior sommelier della Lombardia e d'Italia, ci ha illustrato il "nobile scontroso". Per l'ultima lezione, chi meglio del giramondo Invernizzi avrebbe potuto parlare di questo vino dato che lui tutte queste e quelle zone ha potuto personalmente calpestare.
Ma veniamo alla prima lezione quella che ci ha fatto capire come i nostri vignaioli si comportano e come questo vitigno si adatta al clima italiano e cerchiamo di riassumere quello che Ivano ci ha preziosamente raccontato.
Tanto per cominciare capiamo che il pinot nero ha un grappolo piccolo e compatto, con un acino medio-pruinoso, con un vigore medio-scarso e che il suo germogliamento è assolutamente precoce. Abbiamo anche delle caratteristiche importanti da tenere in considerazione: il pinot nero è assolutamente un vitigno capriccioso, incostante e, quindi, sia in vigna sia in cantina,è molto difficile da trattare. Storicamente non riusciamo a individuare le sue origini in maniera definita e certa, ma già nel 1° secolo dopo Cristo troviamo tracce letterarie in Columella e in Plinio che parlano di questo selvaggio vitigno. Nel terzo secolo d.c. anche l'imperatore Costantino vi fa cenno. Detto questo, possiamo ben capire che non stiamo trattando di un vitigno di recente scoperta, ma di una grande perla storico-enologica. Per quanto riguarda l'introduzione del pinot nero in Italia possiamo ricordare che nell'800 lo si trova in Alto Adige, nel Collio Goriziano e in Oltrepò Pavese. Nella seconda metà dello stesso secolo Ludwig Von Barthenau scopre una zona molto vocata al nobile vitigno nella frazione di Mazzon nel Comune di Egna.
Proprio per la difficoltà di mettere bene a fuoco la storia del pinot nero si sono fatte molte ipotesi: di seguito proporremo due fonti molto importanti quali il professore Attilio Scienza e l'enologo Franco Bernabei con entrambe le loro
teorie. La prima, quella di Louis Levadoux, suppone che dalla famiglia dei vitigni "noirien" derivi il pinot nero così come i tutta la famiglia dei pinot (bianco, grigio, meunier...). L'altra ipotesi è quella di Gmelin 1805, Bronner 1857, Bassermann-Jordan 1923, che descrivono le viti selvatiche ancora numerose ed accertano l'esistenza di tipi fogliari identici al traminer ed ai pinots. Anche l'indice di Stummer per i semi di pinot lo classifica tra le viti selvatiche così come i grappoli piccoli, acini rotondi, elevato polimorfismo, grande vigore, sapore dell'uva speciale così come le uve di viti selvatiche.
Il pinot nero che conosciamo non è però quello delle origini. Quelle primitive anteriori al X sec. sono poco produttive e chiamate noble de Touraine e salvagnin noir del Jura (richiamo al traminer). Dopo il XV sec. con lo sviluppo della viticoltura specializzata commerciale (piccola glaciazione) ci sono forme di maggiore produttività e colore chiamate auvernal, cortaillod (richiamo allo chardonnay). Solo nel XVIII e XIX sec. in Borgogna prima e Champagne poi compaiono le tipologie che conosciamo oggi.
Con la classificazione fatta alle soglie dell'arrivo della fillossera si hanno:
Il seminario e la degustazione dei Pinot Nero italiani.Tre serate per approfondire la storia, le diversità, la tipicità e le particolarità di questo ineguagliabile vitigno Di nuovo quest'anno ho avuto il piacere di partecipare al seminario di studio organizzato da Natale Contini e dall'equipe dell'Ais Sondrio su un nobile vitigno: il pinot nero che, come quello dello scorso anno sul nebbiolo, mi ha arricchito moltissimo.Anche in questo caso l'atmosfera dell'agriturismo La Fiorida di Mantello nella bassa Valtellina ha contribuito alla piacevolezza dell'evento strutturato in tre serate nelle quali abbiamo approfondito le diversità, le tipicità e le particolarità che questo grande vitigno esprime nelle diverse zone del mondo. La prima lezione si è incentrata sulle produzioni vinicole dell'Italia, la seconda ha avuto la Borgogna come protagonista e l'ultima ha visto il resto del globo a fare da padrone. Come al solito l'organizzatore ha scelto prodotti da degustare di grande qualità e di altissimo livello, e, come da consuetudine, relatori molto preparati.
Durante le prime due giornate Ivano Antonini, già miglior sommelier della Lombardia e d'Italia, ci ha illustrato il "nobile scontroso". Per l'ultima lezione, chi meglio del giramondo Invernizzi avrebbe potuto parlare di questo vino dato che lui tutte queste e quelle zone ha potuto personalmente calpestare.
Ma veniamo alla prima lezione quella che ci ha fatto capire come i nostri vignaioli si comportano e come questo vitigno si adatta al clima italiano e cerchiamo di riassumere quello che Ivano ci ha preziosamente raccontato.
Tanto per cominciare capiamo che il pinot nero ha un grappolo piccolo e compatto, con un acino medio-pruinoso, con un vigore medio-scarso e che il suo germogliamento è assolutamente precoce. Abbiamo anche delle caratteristiche importanti da tenere in considerazione: il pinot nero è assolutamente un vitigno capriccioso, incostante e, quindi, sia in vigna sia in cantina,è molto difficile da trattare. Storicamente non riusciamo a individuare le sue origini in maniera definita e certa, ma già nel 1° secolo dopo Cristo troviamo tracce letterarie in Columella e in Plinio che parlano di questo selvaggio vitigno. Nel terzo secolo d.c. anche l'imperatore Costantino vi fa cenno. Detto questo, possiamo ben capire che non stiamo trattando di un vitigno di recente scoperta, ma di una grande perla storico-enologica. Per quanto riguarda l'introduzione del pinot nero in Italia possiamo ricordare che nell'800 lo si trova in Alto Adige, nel Collio Goriziano e in Oltrepò Pavese. Nella seconda metà dello stesso secolo Ludwig Von Barthenau scopre una zona molto vocata al nobile vitigno nella frazione di Mazzon nel Comune di Egna.
Proprio per la difficoltà di mettere bene a fuoco la storia del pinot nero si sono fatte molte ipotesi: di seguito proporremo due fonti molto importanti quali il professore Attilio Scienza e l'enologo Franco Bernabei con entrambe le loro
teorie. La prima, quella di Louis Levadoux, suppone che dalla famiglia dei vitigni "noirien" derivi il pinot nero così come i tutta la famiglia dei pinot (bianco, grigio, meunier...). L'altra ipotesi è quella di Gmelin 1805, Bronner 1857, Bassermann-Jordan 1923, che descrivono le viti selvatiche ancora numerose ed accertano l'esistenza di tipi fogliari identici al traminer ed ai pinots. Anche l'indice di Stummer per i semi di pinot lo classifica tra le viti selvatiche così come i grappoli piccoli, acini rotondi, elevato polimorfismo, grande vigore, sapore dell'uva speciale così come le uve di viti selvatiche.
Il pinot nero che conosciamo non è però quello delle origini. Quelle primitive anteriori al X sec. sono poco produttive e chiamate noble de Touraine e salvagnin noir del Jura (richiamo al traminer). Dopo il XV sec. con lo sviluppo della viticoltura specializzata commerciale (piccola glaciazione) ci sono forme di maggiore produttività e colore chiamate auvernal, cortaillod (richiamo allo chardonnay). Solo nel XVIII e XIX sec. in Borgogna prima e Champagne poi compaiono le tipologie che conosciamo oggi.
Con la classificazione fatta alle soglie dell'arrivo della fillossera si hanno:
- Gruppo dei Pinots Neri tipo
- Gruppo dei mutanti cromatici
- Gruppo delle selezioni fatte dai viticoltori
- Gruppo dei pinot precoci che oggi sappiamo originati da SMI ottenuti per
autofecondazione
Ci sono voluti quindi circa 1500 anni per arrivare al pinot nero attuale. Il primo che cita il nome di pynos è il poeta Eustache Deschamps nel XII sec. e poco dopo in uno scritto borgognone si parla di pinoz al plurale (famiglia varietale). Da allora le citazioni si moltiplicano e Champagne e Borgogna si contendono il luogo d'origine del vitigno. In Champagne il nome di pinot era Vert Doré e Plant Doré per il colore degli apici e dei germogli giovani, o Cep con l'aggettivo della provenienza (Auvernat, Orleans)".
Il nome pinot deriva dalla tipica forma del grappolo di quest'uva, compatto e serrato da ricordare una pigna. L'acino del pinot nero ha una buccia sottile, una capacità colorante modesta, un contenuto di tannini piuttosto basso e un'acidità piuttosto marcata. I vini prodotti con quest'uva, a causa del ridotto contenuto in estratti della sua sottile buccia, sono relativamente delicati e, sempre a causa della composizione dei suoi acini, il Pinot Nero non consente un'ampia possibilità di stili rispetto ad altre uve a bacca rossa. L'acidità è il fattore critico del pinot nero e questa deve essere quanto più possibile conservata in modo da non compromettere l'equilibrio del vino. Per questa ragione il pinot nero non è un'uva adatta alle zone con clima caldo poiché tende a maturare troppo in fretta perdendo la sua preziosa acidità e sviluppando aromi ordinari. Quest'uva è piuttosto sensibile alle muffe ed è una varietà che matura in anticipo rispetto alle altre varietà
in Borgogna la vendemmia avviene nello stesso periodo in cui si raccoglie lo chardonnay. La resa del Pinot nero è generalmente bassa ed è piuttosto sensibile a molte malattie della vite, una condizione che la rende ancora più difficile da coltivare. Il pinot nero preferisce i terreni calcarei mentre i terreni di tipo argilloso, freschi e umidi, sarebbero da evitare. A causa del basso contenuto di tannini e di pigmenti coloranti, i vini prodotti con quest'uva sono generalmente trasparenti e le tonalità piuttosto chiare, qualcosa di ben lontano, per esempio, ai colori tipici dei vini prodotti con cabernet sauvignon. I descrittori del pinot nero secondo Parker Odore animale Odore Balsamico Odore Floreale
- Pelliccia
- Coniglio selvatico
- Pelo da selvaggina bagnato
- Lepre
- Resina
- Menta
- Eucalipto
- Pino
- Mazzo di Fiori
- Violetta
- Rosa
- Gelsomino
Odore chimico Odore Empireumatico Odore di legno
- Acetone
- Mercaptano (Agliaceo)
- Idrogeno Solforato (Feccia)
- Odore Lattico
- Legna Arsa
- Carbone
- Cenere
- Vaniglia
- Segatura
- Tostatura
Odore di spezie Odore Fruttato Odore Vegetale
- Pepe
- Chiodi di Garofano
- Noce Moscata
- Cannella
- Ginepro
- Anice
- Ribes
-
-
Lampone
-
Fragola
-
Albicocca
-
Pesca
-
Fichi
-
Erba Tagliata
-
Tè
-
Funghi
-
Finocchio
-
Carciofo
-
Vegetale In Genere
-
Lampone
- Pelliccia