
Magone il Cartaginese
(III secolo a.C.-....)
Fu autore di un trattato di agronomia in 28 volumi in lingua fenicia che avrebbe costituito, per tutto il periodo classico, una delle fonti più significative sull'argomento. Il testo originale è andato perduto, ma sono sopravvissuti alcuni frammenti delle traduzioni in greco e latino.
Nel 146 a.C., la terza guerra punica si concluse con la distruzione di Cartagine ad opera dei Romani. Il contenuto delle biblioteche puniche venne consegnato ai sovrani numidi - alleati di Roma - con l'eccezione dell'opera di Magone che fu traslata a Roma dove sarebbe stata tradotta in latino da Decimo Silano. L'opera - già popolare per la traduzione in greco di Cassio Dionisio, contemporaneo di Magone - fu successivamente riadattata da Diofane di Nicea che la suddivise in sei volumi. Teofrasto
(371-287 a.C.)
Scrisse il primo trattato di viticoltura. Nelle sue “Ricerche sulle piante”, analizza la fisiologia della vite, i metodi di potatura e le malattie che la attaccano. Veniamo informati che i viticultori greci non sostenevano le viti con la pergola, come facevano gli Egizi o come poi avverrà in Italia. Lasciavano invece le vigne basse, appoggiate al suolo, a eccezione dei sostegni necessari a proteggerle dall’umidità. Marco Porcio Catone
(234-149 a.C.)
Pone la vigna come la prima delle colture della penisola. Il suo “De agricoltura” è la prima opera in prosa che ci sia pervenuta in lingua latina e da la misura di quanto la viticoltura pesasse nell’economia agraria italiana intorno al II secolo a.C.Marco Terenzio Varrone
(116-27 a.C.)
Nacque a Rieti. Fu erudito scrittore latino. Nel corso della sua lunga vita Varrone scrisse il "De re rustica" (L'agricoltura, in 3 libri). È divisa in tre libri dedicati rispettivamente a Fudania (la moglie) e gli amici Turranio Nigro e Pinnio e consta di una serie di dialoghi tenuti in date e luoghi diversi, con interlocutori il cui nome richiama la materia trattata. Per tutta l'antichità fino a tutto il Medioevo fu considerato il più grande erudito romano.Strabone
(58 a.C.-21 d.C.)
Nella sua “Geographia” troviamo il resoconto più completo della distribuzione della viticoltura e dei vini del “mondo conosciuto” alla fine della repubblica e al principio dell’impero (paesi mediterranei).Lucio Giunio Moderato Columella
(4-70 d.C.)
Nella Roma imperiale fu il maggior erudito in campo agricolo, dimostrandolo nella sua magnifica opera: il “De Re Rustica” suddiviso in dodici libri. Con calcoli precisi e dettagliati sostenne i vantaggi economici della coltivazione della vite, distinse uve da tavola e uve da vino e di queste propose una classificazione gerarchica di qualità. Sul gradino più alto le uve italiane“Aminee” (Sicilia), le etrusche “Apianee” e le nobili “Eugeniae” dei colli Albani. Costituisce l'opera più importante dal punto di vista agronomico dell'intera antichità, dove non si parla solo di agricoltura ma più in generale delle scienze agrarie.Plinio il Vecchio
(23 a.C - 79 d.C.)
Gaio Plinio secondo detto il Vecchio nato a Como iniziò la carriera militare ma poi proseguì come procuratore di Vespasiano. Scrisse un’opera senza eguali, che spazia dal campo agricolo a quello storico, dagli aspetti scientifici a quelli folcloristici dal titolo “Naturalis Historia”, volume ancora oggi di grande aiuto per comprendere la vita nell’età latina. Perse la vita in giovane età a causa dell’eruzione del vesuvio.Marco Aurelio Probo
(9 agosto 232 - 282 d.C.)
E' ritenuto il padre della viticoltura europea. A vent'anni è tribuno militare e diventa imperatore nel 276, a quarantaquattro anni. Nel 281 cancella il divieto di Domiziano e incoraggia l'impianto delle viti in tutte le terre occupate da Roma. L'editto di Domiziano, promulgato nel 92, proibiva l'impianto di nuove viti in Italia e ordinava l'espianto delle viti in tutti i paesi sottoposti all'impero. Probo trasforma l'impero romano in un impero anche vitivinicolo. Lo fa perché riafferma l'antica politica romana dell' Hic manebimus optime: è la vite il simbolo della stabilità romana, della volontà imperiale di durare in eterno. Infaticabile, si sposta ai quattro angoli dell'impero lasciando dietro di sé una scia di opere pubbliche e di vigneti, pretendendo dalle truppe una condotta altrettanto infaticabile. Così infaticabile, secondo la leggenda, da provocare infine la rivolta durante la quale trova la morte. Difatti è ucciso da soldati congiurati fra il settembre e l'ottobre 282.Rotari
(606 – 652)
Fu re dei Longobardi e re d'Italia dal 636 al 652. Con i longobardi la struttura terriera romana venne radicalmente trasformata e si crea una nuova aristocrazia agricola. I longobardi ebbero grande rispetto per il vino, simbolo di nobiltà e, come popoli del nord, furono molto attratti dai pretiosa vina italiani. Per ridare forza all'agricoltura e in particolare alla viticoltura, indebolite da secoli di abbandono e di razzie, nel 643 emano l' “Editto di Rotari” (643). Nell' “Editto di Rotari” vi sono articoli che riguardano la protezione della vite che documentano l'importanza attribuita anche a quei tempi alla viticoltura. Per la protezione delle viti si stabilivano 6 soldi di multa a chi avesse tolto 3 o 4 sostegni alle piante; 3 soldi a chi rubava più di tre grappoli da una vigna, ecc. Carlo Magno
(742-814)
Emano nel 789 il “Capitulare de Villis et Curtis Imperatoris” (789) una raccolta di norme e disposizioni in cui molti capitoli sono una raccolta di regole agricole e di tecniche dedicati alla viticoltura, al vino e alla sua fiscalità. Il “Capitulare de Villis et Curtis Imperatoris” era attuato dai "Missi dominici" (gli ispettori del sovrano) che dovevano imporlo nei possessi imperiali. Carlo Magno e i Franchi, avevano un'autentica venerazione per il vino e la sua qualità, in alcuni articoli delCapitulare si impone la massima cura nella pulizia dei vasi vinari e nella preparazione dei vini, e si pretende che i torchi non manchino mai nelle aziende rurali (art. 48).Ibn Butlan
(.....-1066)
Autore de “Le Taqwim al-Sihha” dal cui adattamento derivano i “Tacuina sanitatis” (1041). In questi manoscritti si dedicano al vino almeno tre o quattro capitoli e illustrazioni diverse per rispettare la differenza umorale che vi si riscontrava. Qui si parla di solito di vinum citrinum, vinum album, vinum rubeum grossum, vinum vetus odoriferumecc., una sorta di classificazione ripresa anche dai trattati di dietetica del Quattro e del Cinquecento.Arnaldo da Villanova
(1240-1316)
Detto il Catalano fu uno dei più grandi medici dell'epoca, giunge alla corte di Bonifacio VIII e guarisce dei calcoli renali il papa. Tra le sue opere scrisse il “Tractatus de vinis” in cui afferma che il vino - bevuto in modo conveniente - non si proibisce in nessuna età, tempo e luogo.Pier de Crescienzi
(1233-1320)
Nato a Bologna è stato uno scrittore e agronomo italiano. Studioso di filosofia, di medicina, di scienze naturali, di giurisprudenza, è considerato il maggiore agronomo del Medioevo occidentale. Nella sua opera “Liber commodorum ruralium”, completata fra il 1304 e il 1309, fornisce molte informazioni relative ai modi in cui le tradizioni della viticoltura classica venivano interpretate in Italia durante il periodo medioevale.Sante Lancerio
(1500-1565)
“Bottigliere papale” come egli stesso amava definirsi, curò i vini di Sua Santità Paolo III. Questi, gracile d’aspetto ma forte di natura, visse e governò la chiesa fino alla bella età di 82 anni, aiutato nella ricerca dei vini migliori dal fido consigliere Lancerio, a testimonianza che il buon bere aiuta a prolungare in serenità e in sapienza la vita.Cesare Crivellati
( …..- 1580 ca)
Autore del “Trattato dell’uso et modo di dare il vino nelle malattie acute”. Il medico viterbese nel terzo capitolo dedicato a "cosa sia il vino" scrive che, pur essendo difficile generalizzare sulla natura dei vini, "la maggior parte de i Medici hanno detto il vino esser caldo, e umido, la quale opinione secondo me ha molto più che le altre del ragionevole", "diverse sono le spetie e i vini, essendo che di essi altri sieno nuovi, altri vecchi, altri bianchi, altri rossi, altri dolci, altri austeri, altri crudi, altri cotti, altri navigati, altri non navigati, altri odorosi, altri senza odore, altri di monte, altri di piano, altri potenti, altri deboli, altri sottili, altri grossi, altri saporiti, altri insipidi".Castore Durante
(1529-1590)
Così parlava il Durante, medico, naturalista e filosofo nel 1500: “Il vino moderatamente bevuto, partorisce molti comodi all’animo e al corpo, perciò che quanto all’animo si rende più fedele e più mansueto, l’anima si dilata, gli spiriti si confortano, l’allegrezze si moltiplicano, i dispiaceri si scordano, chiarifica l’intelletto, eccita l’ingegno, raffrena l’ira, leva la malinconia, induce allegrezza… “Girolamo Conforto
(1519-1595)
Scrisse "Libellus de vini mordaci", una delle prime pubblicazioni sulla tecnica di preparazione dei vini effervescenti e sulla loro azione fisiologica e medica. Questo medico mise in rilievo la notevole diffusione ed il largo consumo che i vini spumeggianti avevano in quell'epoca, considerati dai più, fra benedetti e sacrileghi, fra terapeutici e maledetti.Giovanvittorio Sedermi
(1526-1597)
Pubblicò un Trattato sulla coltivazione delle viti e del frutto che ne può cavare, entrando in particolari tecnici produttivi "per ottenere e fare ancora i vini piccanti, saporiti e dolci, aiuta assai pestare le uve con stanghe o con mazzapicchi rotondi che abbiano la caperozzola piana".Andrea Bacci
(1524-1600)
Medico e naturalista Nel 1567 al Bacci fu assegnata la cattedra di botanica dell'Università "La Sapienza", e nel 1586 Sisto V gli concesse la nomina di Archiatra Pontificio. Redisse il "De naturali vinorum historia", trattato monumentale sulla storia dei vini. Pubblicato nel 1596 è suddiviso in sette libri. L'opera di Bacci, arricchita dei dati raccolti dalla letteratura greca e latina, propone annotazioni sul clima, sul paesaggio agrario, sulle iniziative economiche dei principi e delle popolazioni, sul carattere degli abitanti e sulle tradizioni conviviali dei vari Paesi.Francesco Scacchi
(.......-1650 ca)
Da Fabriano, nel suo libro "De salubri potu dissertatio", stampato e datato 1622, si possono trarre interessanti ragguagli sulla tecnica di preparazione dei "vini piccanti" (frizzanti) che veniva effettuata sia partendo dalle uve nere che da quelle bianche, aggiungendo acqua al mosto o al vino già finito per diluire la spuma. "Al tempo della vendemmia oppure mentre i vini sono alquanto giovani", riferisce Scacchi, "si preparano vini frizzanti aggiungendo e agitando a lungo, nella botte, due parti di vino dolce ed una di acqua bollente".Giovanni Battista Pacichelli
(1641-1695)
Fra il 1680 ed il 1687 l'abate "intraprendente Uomo di Chiesa, scrittore dai poliedrici interessi e diplomatico dai molti servigi", percorre le contrade pugliesi nei suoi quattro viaggi e dà notizie sulla situazione locale, in un volume nel quale riportò le osservazioni fatte sulle tre province pugliesi, la Japigia, la Peucezia e la Daunia. Il manoscritto fu consegnato ad un editore napoletano nel 1692, ma l'opera vide la luce nel 1703, dopo 8 anni dalla morte dell'autore (Pacichelli G.B., 1703).Dom Perignon
(1639-1715)
Monaco benedettino e "celliere" nell'Abbazia di Hautvillers universalmente riconosciuto come ilpadre dello Champagne, detto le regole per la produzione del vino più famoso. Assemblaggio di uve e di vini, spremitura rapida e frazionata delle uve nere per estrarre un succo bianco e cristallino, utilizzo delle prime bottiglie in vetro spesso e resistente; sostituzione di un cavicchio in legno ricoperto di canapa con un tappo in sughero di Spagna, trattenuto da una cordicella per conservare la spuma; invecchiamento in cantine scavate nel tufo, capaci di assicurare una temperatura costante e di limitare le alterazioni. La fama di questo monaco benedettino, nominato cellerario dell'abbazia di Hautvillers nel 1668, stranamente non è contemporanea alla sua esistenza, ma si è sviluppata più di un secolo dopo la sua scomparsa (1715). E nel 1821 che Dom Grossard, monaco anch'egli, scrive sul suo predecessore, rivelando l'ampiezza delle sue competenze enologiche nonché il ruolo emerito che deve aver rivestito nella messa a punto dell'elaborazione dello champagne. Il secolo d'ombra e silenzio pesato su di lui ha alimentato la leggenda e ha dato il pretesto ad alcuni eruditi inglesi contemporanei di rivendicare all'Inghilterra la paternità dell'invenzione dello champagne. In mancanza di documenti scritti o di un "testamento" di Dom Pérignon, fatto che può essere spiegato dai molteplici tumulti verificatisi nella regione, vi era campo libero per architettare qualsiasi teoria e fare nascere diverse leggende. L'unica certezza è la pratica da parte di questo famoso monaco di quello che chiamiamo oggi l'assemblaggio (da lui eseguito a partire dalle uve) e la qualità del prodotto ottenuto poiché la Storia ha conservato traccia del valore commerciale dei vini dell'abbazia di Hautvillers: erano i più cari. Ma se non ci sono potuti pervenire scritti, lettere o contabilità del monaco, un testo ci rassicura sulla sua esistenza e sulla sua fama. Il 9 novembre 1715, Monsieur d'Artagnan (che è veramente esistito), comandante dei moschettieri, scrive al suo mercante, Bertin du Rocheret, per dargli una brutta notizia: "Il marchese de Puisieux mi ha detto che padre Pérignon, che ha fatto molto parlare di sé nel corso della sua esistenza, è morto". Possiamo stare tranquilli dunque: Dom Pérignon esisteva davvero, dato che d'Artagnan ci dice che è morto...Jean Godinot
(1661-1749)
Canonico della cattedrale di Reims, Godinot possedeva anche dei vigneti, cui si dedicò totalmente a partire dal 1721, dato che il capitolo e i suoi superiori non sempre apprezzavano le sue prese di posizione su alcune questioni. Si fece quindi viticoltore per coltivare le sue vigne applicando probabilmente le tecniche da lui definite in un piccolo opuscolo di 52 pagine dal titoloManière de cultiver la vigne et de faire du vin en Champagne. Pubblicata a Reims nel 1718, questa vera e propria bibbia di viticoltura venne ripubblicata a partire dal 1722, successivamente ritoccata e probabilmente migliorata. Ubaldo Montelatici
(......- 1770 ca)
Canonico Lateranense istituì a Firenze il 4 giugno 1753 l'Accademia dei Georgofili che fu la prima società pubblica in Europa di studi agrari. L'Accademia nasce dalla necessità di migliorare la produzione agricola attraverso un uso razionale del suolo. Nel 1783 si unì alla Società Botanica ed ebbe in concessione il Giardino dei Semplici. Con il Granduca Pietro Leopoldo di Lorena, che le accordò la sua protezione, l'Accademia acquisì notevole prestigio. Sollevò numerose questioni (rinnovamento dei mezzi agricoli, istruzione agraria, mezzadria, bonifiche, ecc.) presentate, a partire dal 1791, negli "Atti della Real Società Economica di Firenze ossia de' Georgofili", che continua anche oggi le sue pubblicazioni. Sebastiao José de Carvalho
(....-1775 ca)
Nel 1756 Sebastiao José de Carvalho, marchese di Pombal (primo ministro portoghese), fondò la "Duoro Wine Company", primo esempio di denominazione di origine controllata, per controllare la produzione di vino e di brandy. Delimitò la zona di produzione ai suoli ardesiaci, evitando i suoli granitici, fece estirpare gli alberi di sambuco della zona, proibendo l'aggiunta di bacche di sambuco nel prodotto. La Compagnia fissava i prezzi minimi e massimi e controllava la quantità di vino prodotto e le esportazioni. I vini da esportare dovevano essere sottoposti al parere favorevole degli assaggiatori della compagnia.Antoine-Laurent Lavoisier
(1743-1794)
E' il padre della chimica moderna. Il suo Traité Élémentaire de Chimie (1789), è considerato il primo moderno libro di testo di chimica. Studio la fermentazione e definì le leggi della trasformazione degli zuccheri in alcool ed anidride carbonica. Essendo uno dei 28 esattori francesi che non avevano lasciato precipitosamente il territorio nazionale, Lavoisier poté essere catturato e processato come traditore dai rivoluzionari nel 1794 e ghigliottinato con gli altri colleghi a Parigi, all'età di 51 anni. La sua importanza per la scienza venne espressa dal matematico torinese di origine francese Joseph-Louis Lagrange che si dolse della decapitazione dicendo: "È occorso solo un istante per tagliare quella testa, ma la Francia potrebbe non produrne un'altra simile in un secolo".Giovanni Woodhouse
(....-1810 ca)
L'attività vinicola industriale in Italia si fa risalire al 1773 l'inglese Giovanni Woodhouse procedette all'alcolizzazione del vino bianco di Marsala con poco più di due litri di alcol per ettolitro. Egli successivamente, nel 1796, fondò a Marsala il primo stabilimento enologico, detto "Baglio", e sottopose a "concia", con metodologie analoghe a quelle in uso a Jerez, Madera ed Oporto, i vini alcolici locali e quelli dei vicini territori di Mazara, Castelvetrano e Castellamare dando origine al mito del Marsala.Antonio Benedetto Carpano
(1764-1815)
Nel 1786 dava origine all'industria del Vermouth, riprendendo l'uso, noto ai romani e praticato in Toscana nel Medio Evo, di aromatizzare i vini con erbe e droghe aromatiche ed amaricanti. Benedetto Carpano ebbe il merito di avere iniziato la preparazione razionale del vermouth, la cui produzione ed esportazione si è poi sviluppata ad opera di altre rinomate ditte, quali Bosca (1831), Cora (1835), Cinzano (1860) e Martini & Rossi (1863).Vincenzo Dandolo
(1758-1819)
Quando la conservazione degli alimenti ancora era un serio problema e l’interruttore del frigorifero non faceva parte delle nostre abitazioni, egli diede un grosso impulso allo studio su come prolungare la “vita” del vino. L’utilità del freddo per la depurazione e la corretta solforazione furono oggetto di attenta analisi, raccolta in seguito in un volume intitolato “Istruzioni pratiche sul modo di ben fare e conservare il vino”.Jean Antoine Chaptal
(1756-1832)
Insegnante di Chimica a Montpellier, si dedica anche alla viticoltura raccogliendo numerosi vitigni in una grande collezione ampelografica. È autore di un volume “Traité théorique et pratique sur la culture de la vigne”, ma soprattutto viene ricordato per aver teorizzato lo zuccheraggio del vino: la “Chaptalization”. Sarà grazie a Lui che i francesi possono zuccherare e noi no?
Edizione italiana di ELEMENTI DI CHIMICA del 1792.Jean-Baptiste François
(1792-1838)
Dopo aver prestato servizio presso un ospedale militare, questo farmacista di Chàlons si appassiona alla ricerca nel campo della viticoltura, con il sostegno della Société d'Agriculture della Marne. Mentre cerca una soluzione al problema cruciale della rottura delle bottiglie (dal 30 al 50% di perdite e a volte anche più), si convince rapidamente che è il dosaggio di zucchero a provocare questi scoppi improvvisi e pericolosi, che obbligano il personale addetto a portare maschere di protezione di cuoio o rinforzate con delle griglie di metallo per manipolare le bottiglie. Individuando la connessione tra l'effetto (la rottura) e la causa (la pressione), stabilisce la dose esatta di zucchero in grado di produrre la quantità di anidride carbonica necessaria per ottenere una buona resistenza delle bottiglie alla pressione e realizzare, al contempo, la presa di spuma indispensabile per lo spumante. Nel 1836 mette a punto un processo di dosaggio, la réduction François, in grado di stabilire con precisione la quantità di zucchero ottimale, grazie a un enometro preposto allo scopo. Questa invenzione segna una delle tappe fondamentali per l'elaborazione dello champagne nella forma attualmente conosciuta.Giorgio Gallesio
(1772-1839)
Magistrato e alto funzionario pubblico, fu un attento e illuminato studioso del mondo vegetale, tanto che appena 45enne, si ritirò a vita privata per compiere un’ Opera Pomologica Monumentale. Nelle 156 schede sono descritte e raffigurate “le varietà più squisite di alberi da frutto coltivati in italia”. Tutt’oggi l’opera è un riferimento fondamentale per comprendere il germoplasma frutticolo del tempo, e magari cercare di recuperarlo, almeno in parte.Giuseppe Acerbi
(1773-1846)
Fra le numerose attività ch’egli svolse, grande importanza rivestì l’ampelografia, tanto che in poco tempo costituì, nel podere di famiglia, una collezione di ben 1522 varietà di vite. Di queste 619 di origine italiana, 400 ungheresi, e 503 derivanti dal resto d’Europa. Di quest’incredibile collezione, unica a suo tempo, ben prestò non ne restò più nulla causa l'abbandono dopo essersi trasferito in Egitto in veste di console generale austriaco.Beniamino Ingham
(....-1850 ca)
L'Ingham studiò la coltivazione della vite ed i metodi di fabbricazione per perfezionare e migliorare la produzione dei vini Marsala A mezzo di circolari lette da banditori con tamburo cercava di diffondere tra i viticultori le conoscenze acquisite e i risultati dei suoi studi sulla coltivazione dei vigneti e sulla vinificazione e conservazione dei vini. Famoso è il suo "decalogo", ossia le "brevi istruzioni per la vendemmia all'oggetto di migliorare la qualità dei vini", che pubblicò nel 1834.Cosimo Ridolfi
(1794-1865)
Il marchese Cosimo Ridolfi è stato un agronomo e politico italiano. Nacque da nobile famiglia fiorentina e, tra le tante attività che svolse, sicuramente quella che più lo rese illustre - dapprima sotto il Granducato di Toscana poi nel Regno d'Italia - è quella legata alle ricerche di agronomia, che svolse sul campo, nella sua fattoria di Meleto nella Valdelsa, creando il primo Istituto Agrario in Italia. Fondò nel 1827 insieme a Raffaello Lambruschini e Lapo de' Ricci la rivista utilizzata dai soci dell'Accademia dei Georgofili il "Giornale Agrario Toscano", e pubblicato a cura di Giovan Pietro Vieusseux.Nicole-Barbe Clicquot-Ponsardin
(1778-1867)
Fu lei che introdusse grandi progressi nell'elaborazione dello champagne. Nel 1806 Nicole-Barbe Ponsardin vedova a 27 anni di François Clicquot, eredito la piccola azienda del marito e cominciò a dare grosso impulso alla commercializzazione dello Champagne. Prima di spedire le sue bottiglie, toglieva il sedimento e riempiva il vuoto creatosi con una miscela sciropposa di vino, zucchero, alcol e brandy. Insieme al suo secondo chef de cave, il bavarese Antoine de Müller, la "Veuve" (vedova), come la chiamavano, mise a punto la prima tavola di remuage per eliminare il deposito dalla bottiglia di champagne, utilizzando il suo stesso mobilio. Prima si usava il "dépotage", ossia il travaso in altra bottiglia con grande perdita di spuma. Madame Clicquot estese i suoi commerci in Polonia e poi in Russia mantenendo alle proprie dipendenze un certo Monsieur Boline, collaboratore principale nonché efficiente agente del suo defunto marito. Il suo champagne veniva consumato in tutte le corti europee dell'epoca, anche se non mancava la concorrenza di altri venditori, sulle tracce degli eserciti dell'imperatore. La "Grande Dame" lasciò l'attività a Edouard Werlé, un tedesco subentrato a Louis Bohne, deceduto nel 1822. Naturalizzato francese, Werlé divenne il capostipite e rese stabile la
maison.Vincenzo Florio
(1799-1868)
Pare ancora di vederle, le navi che salpano dal porto di Marsala alla volta dell’Inghilterra, cariche di botti e quel vino alcolizzato perché possa conservarsi durante i mesi di
navigazione. La storia moderna del Marsala, orgoglio dell’enologia siciliana, non può prescindere da quella della famiglia Florio ed in particolare da Vincenzo Florio che nel 1832 diede vita ad una delle case vinicole più maestose e conosciute che l’Italia intera possa vantare.Leopoldo Incisa della Rocchetta
(1792-1871)
I primi studi a Rocchetta ed una carriere a Milano in campo amministrativo. Poi la svolta. Tornato a Rocchetta, si dedica pienamente all’agricoltura presso la sua tenuta, dove crea un ricco vivaio dettagliatamente descritto in una sua opera ampelografico intitolata “Catalogo descrittivo e ragionato della collezione di vitigni italiani e stranieri posseduti dal Marchese Leopoldo Incisa della Rocchetta”.Jules Guyot
(1807-1872)
Forse inconsciamente, già molti dei nostri nonni eseguivano quel metodo di
potatura che prevede un corto “sperone”, pensando al futuro e un più lungo “capo a frutto” per l’imminente presente. La forma diallevamento a Guyot, dal suo inventore, è fra le più conosciute al mondo nelle sue svariate modifiche e rivisitazioni. Il concetto è sempre quello originale: obiettivo uve di qualità.Bettino Ricasoli
(1809-1880)
Il barone Ricasoli fu uno dei protagonisti del risorgimento italiano, ricoprendo anche alte cariche politiche. In campo agricolo investì gran parte dei suoi averi per migliorare la viticoltura e l’enologia toscana. Impose una maggior distanza tra i filari per favorire le lavorazioni, introdusse metodi di potatura corta, ed in cantina dimostrò l’incremento di qualità che si ottiene con il giusto grado di maturazione e la separazione delle partite migliori.Lluís Justo y Villanueva
(1834-1880)
Professore di chimica nel prestigioso Istituto agrario catalano Sant Isidre di Barcellona, nella seconda meta del 1800 conduce ricerche sulla spumantizzazione in bottiglia delle uve autoctone catalane, insieme ad Agustin Vilaret de Blanes. Due alunni dell'istituto, Miquel Esquirol e Josep Raventòs, affascinati dalle lezioni di Justo, proseguono le ricerche gettando le basi del futuro Cava.Josep Raventós i Fatjo(1824-1885)
Erede della famiglia Codorniu, viticultori e produttori di vino già dal 1500, seguendo l'insegamento del suo professore alla scuola agraria Justo y Villanueva, nel 1872 produce le prime 3.000 bottiglie di Cava utilizzando i vitigni Macabeu, Parellada, Xarello. Tutte le bottiglie vengono vendute al mercato di Barcellona. Inizia così l'epopea del Cava e con essa la fortuna della casa Codorniu, insieme a tante altre famiglie di Sant Sadumi d'Anoia.Jean Baptiste Boussingault(1802 – 1887)
Chimico e agronomo francese può essere considerato il padre dell'agricoltura moderna. Compì ricerche di fisiologia vegetale e fu tra gli iniziatori degli studi di chimica agraria dimostrando che l'efficacia dei fertilizzanti dipende dal loro contenuto di sostanze azotate e fosforo. Pubblicò un libro, Economia rurale, tradotto in diverse lingue, sullo sviluppo e nutrizione delle piante, l'agronomia e le discipline agricole. Nel 1878 gli viene assegnata la medaglia Copley per i suoi contributi alla scienza; gli è stato dedicato anche il nome di un cratere lunare.Michele di Sangro
(1824-1890)
Sarà XI e l’ultimo principe di San Severo. Destinò, dopo la sua morte, tutto il suo enorme patrimonio, circa 3000 ettari, ad opere di pubblica utilità, delegando ai Comuni (in particolare San Severo e Torremaggiore, dove i suoi feudi erano più cospicui) il compito di promuovere il progresso e la prosperità dell’economia, soprattutto vitivinicola, servendosi delle rendite fondiarie. Fu la sua compagna, Elisa Croghan, ad attuare le disposizioni testamentarie. Ottaviano Ottavi
(1849 1893)
Una naturale dote per la scrittura gli permise, appena vent’enne di lavorare al giornale fondato dal padre a Casale Monferrato. La passione per la viticoltura e l’enologia gli consentirono poi di pubblicare alcuni importanti testi tra i quali “Monografia sui vini da pasto e da commercio” (1873) e di fondare il “Giornale Vinicolo Italiano” nel 1875, in collaborazione con Ippolito Maccagno.Louis Pasteur
(1822-1895)
“Ogni scoperta è tanto più importante quanto più utile risulta alla società”.
Beviamo il latte a distanza di giorni dalla mungitura, beneficiamo dell’efficacia di alcuni importanti vaccini (idrofobia dell’uomo), conosciamo a fondo l’andamento delle fermentazioni e siamo in grado di gestirle al meglio. Le malattie dei vini non sono più oscure. Pasteur ha mantenuto fede al proprio motto!Carlo Gancia
(1829-1897)
Carlo Gancia nacque a Narzole nel 1829. Fin da piccolo affiancò il padre nelle operazioni di cantina da cui apprese il fascino e la maestria della vinificazione. Fu nel 1850 che fondò col fratello la ditta spumantiera Fratelli Gancia, divenendo così il padre fondatore dello spumante italiano. Da cinque generazioni la famiglia Gancia conduce l’azienda, la cui sede si trova nel cuore dell’Asti spumante, Canelli, la capitale del moscato.Antonio Carpené
(1838-1902)
Il contributo che la famiglia Carpené dona all’enologia da tre generazioni è di valore inestimabile. Tutto ebbe inizio con Antonio, laureato in farmacia ed in chimica, che dopo aver partecipato alla patriottica impresa dei Mille si dedicò anima e corpo allo studio e alla ricerca in enologia. Pubblicò numerosi lavori, progettò diversi apparecchi di enochimica ed enotecnica e divenne socio di vari enti ed accademie, prima di passare il testimone al figlio Etile.Francesco Ghiglia
(1831-1902)
Medico di Alice Bel Colle (Alessandria) si dedicò anche ai problemi della viticoltura, a studi ampelografici, alla lotta contro la fillossera. In una sua celebre opera “La viticoltura italiana ed i suoi bisogni. Criteri tecnici ed economici” si occupò delle qualità essenziali dei vini, della produzione e commercio vinicoli, della tecnica enologica, della conservazione dei vini.Giovanni Battista Cerletti
(1846-1906)
Gli studenti di enologia ringraziano il dott. Cerletti per aver fondato la prima Scuola Enologica. Fu a Conegliano Veneto nel 1876, della quale fu poi direttore per dieci anni. Prima ancora aveva fondato a Milano l’Agenzia Enologica Italiana, nota ditta costruttrice di macchine enologiche. Diverse furono le mansioni che svolse, in campo enologico ma non solo: anche importanti ricerche sulle colture tropicali.Giuseppe Pavoncelli
(1836-1910)
E’ uno dei pionieri e dei maggiori trasformatori dell'agricoltura nel Tavoliere delle Puglie. Infatti, introduce tra il 1876 e il 1887 nell'economia agricola della Capitanata, basata prevalentemente sulla pastorizia e sulla cerealicoltura estensiva, la coltivazione della vite, consociata all'olivo. In tal modo cambia il modello di sviluppo economico agricolo del territorio del Tavoliere e di Cerignola in particolare, costruendo numerose cantine. LaCantina Pavoncelli è stata la prima in Italia a imbottigliare e commercializzare il vino rosè.Edmund Mach
(......- 1912 ca)
Fondatore e primo direttore dell´Istituto Agrario San Michele all´Adige. L'Istituto nasce il 12 gennaio 1874 per volontà della Dieta Regionale Tirolese, con lo scopo di creare una struttura sperimentale e didattica in grado di qualificare l’agricoltura trentina. Mach ha tracciato un solco percorso ancora oggi dagli esponenti della viticoltura di qualità, facendo diventare l’Istituto Agrario un punto di riferimento dell’enologia mondiale.Domizio Cavazza
(1856-1913)
A volte un’intuizione, pur semplice nella sua genialità, può fare la storia di un grande vino. Fu così che Cavazza , direttore della Scuola di Specializzazione di Alba, capì che il Nebbiolo, coltivato a Barbaresco, poteva dare risultati più che interessanti e un prodotto diverso rispetto al Barolo. Iniziò interessanti sperimentazioni con nuovi portainnesti, sesti d’impianto e metodi di coltivazione “moderni”.Giuseppe Di Rovasenda
(1824-1913)
Considerato fra i primi e più importanti ampelografi del tempo, riunì nei propri vigneti, una ricca quantità di vitigni provenienti da ogni parte d’Europa,a creare la più grande collezione Ampelografica del continente. Circa 4000 vitigni sono da lui raccolti e studiati minuziosamente per pubblicare nel 1877, un saggio dal titolo “Saggio di ampelografia Universale” tradotto nel 1881 anche in lingua francese.Sosthnes de la Rochefoucauld
(.....-1914 ca)
La vitivinicoltura del Tavoliere si avvantaggiò dell'opera di un'altra grande famiglia, i La Rochefoucauld. Sosthnes de la Rochefoucauld, duca di Doudeauville e di Bisaccia, entrato in possesso dell'azienda di Cerignola della superficie di 4.800 ettari nel 1893, a seguito della morte del fratello Stanislao, la trasformo destinando a vigna 3.000 ettari con al costruzione di 11 stabilimenti enologici di moderna concezione. Eugenio Gianazza
(1867-1915 ca)
Muove i primi passi nell’industria meccanica a Legnano, facendo il “ramaio” e lo “stagnino”, finché l’innato ingegno ed una pura dedizione al lavoro, lo portano a fondare nel 1892 leIndustrie Gianazza. Si producono apparecchi per la distillazione, autoclavi di estrazione e
sterilizzazione, nonché diverse altre macchine enologiche: filtri continui, separatori di fecce, pastorizzatori, stabilizzatori a freddo e concentratori di mosto.Federico Martinotti
(….-1916 ca)
La produzione dei vini spumanti secchi conobbe una svolta importante quand’egli, nel 1895, direttore della Stazione Enologica Sperimentale di Asti, progettò e brevettò uno strumento per la rifermentazione in grandi recipienti. Fu poi un francese di nome Charmat a goderne i meriti a livello mondiale, proponendo il metodo su scala industriale. Ma è doveroso ribadire la paternità italiana di un’invenzione tanto importante.Armand Welfart
(1849-1918)
nato in Belgio, è l'inventore dell'attuale processo di congelamento del collo delle bottiglie utilizzato nella sboccatura dei vini spumanti metodo classico per l'eliminazione dei sedimenti presenti nella bottiglia. Nel 1884 Walfart brevetta il sistema di dégorgement a la glace , ciò ha premesso di automatizzare la procedura di sboccatura che precedentemente era solo manuale "degorgement a la volée" con maggior perdite di prodotto. La prima azienda ad adottare questo tipo di sboccatura è stata la Moët & Chandon nel 1891.Celso Ulpiani
(1867-1919)
Ulpiani, dopo aver studiato medicina e praticato per alcuni anni, comprese che la sua strada era un’altra. Si dedicò allora alla chimica agraria e all’agricoltura: scrisse numerose opere scientifiche, diresse diversi enti agrari affrontando in modo lucido e geniale i problemi che in quel tempo affliggevano l’agricoltura. L’Istituto enologico di Ascoli Piceno porta il suo nome.Giovanni Basile Caramia
(.....-1922)
Fu nel 1905 che Caramia disponeva per testamento che "…l'intera sua proprietà fosse assegnata al Capo dello Stato al solo, precipuo scopo di fondare in Locorotondo (…) una scuola agraria per istruire i figli degli agricoltori poveri". E tutt’oggi il suo spirito di
passione e dedizione alla terra rivive in quella scuola da lui tanto voluta, come Istituto di Istruzione Superiore Tecnica Agraria, che non solo porta il suo nome, ma la sua stessa identità. Pietro Giuseppe Garolla
(1849-1934)
Potremmo definirlo il Leonardo dell’agricoltura e dell’enologia, un inventore la cui fama non conobbe e ancora oggi non conosce confini. Già a fine Ottocento mise a punto la pompa irroratrice a zaino, si occupò del perfezionamento dei cannoni antigrandine, filtri, misuratori di vini e molto altro. La sue vere perle furono, e rimangono, l’invenzione del raccordo “universale” e della pigiadiraspatrice centrifuga datata 1887.Carlo Hugues
(1849-1934)
Piemontese d’origine, svolse la sua attività nelle terre allora soggette all’impero austro-ungarico. Nel Trentino, dove avviò la lotta antifillosserica e antiperonosporica, in Istria per riorganizzarvi la Stazione Sperimentale e l’Istituto Agrario Provinciale e infine a Gorizia, nel ruolo di Segretario del Consiglio Agrario Provinciale dell’Istria.Giuseppe Tamaro
(1859-1939)
Dopo la laurea in Scienze Agrarie divenne direttore di varie Regie Scuole Pratiche di Agricoltura. Nel mentre si prodigò in una moltitudine di pubblicazioni (790 scritti prima della pensione), di altissimo valore, in svariati campi dell’agricoltura: dall’economia agraria alla viticoltura, dalla frutticoltura all’enologia: ognuna di queste impregnata di ampie e precise conoscenze scientifiche che sottolineano la vasta cultura e passione di Tamaro.Federico Paulsen
(1861-1943)
Erano gli anni dell’invasione fillosserica quando, conseguita la laurea in Scienze Agrarie, partì alla volta della Francia per studiare quella malattia rovinosa, già nota in quei luoghi da alcuni anni. Fatto tesoro dell'esperienza, tornò in Italia dove a Palermo, direttore del Vivaio Governativo di Viti Americane, creo diversi portinnesti ancora oggi molto diffusi nel Mediterraneo: uno per tutti? Il 1103 P.Teodoro Ferraris
(1874-1943)
Ancora oggi il Reparto di Scienze Naturali alla Scuola Enologica di Alba, porta il suo nome. Una targa così lo ricorda “un faro che brillava in tutto il mondo”. Una vita dedicata all’insegnamento della botanica e patologia vegetale, ad Avellino prima, appena dopo la laurea presso la R. Università di Roma, e poi ad Alba fino al ’39, quando si ritirò a vita privata.Tito Poggi
(1857- 1944)
La sua attività si svolse su diversi fronti, tutti fondamentali per la viticoltura del nostro paese. Fu insegnante di agronomia a Modena e poi a Rovigo, dove fu nominato Direttore della cattedra ambulante di agricoltura. Ricordiamo anche il suo incarico di delegato per la ricerca e sorveglianza della fillossera che svolse dal 1890 al 1897.Angelo Longo
(......-1949)
Dire Longo e dire “uve da tavola” era tutt’uno. Tutta la sua vita fu tesa al perfezionamento di questo suggestivo settore della viticoltura, recensendo centinaia di varietà sia italiane che estere. La sua conoscenza sfociò in un celebre “Trattato di Viticoltura” (per uve da tavola) da lui stesso abilmente illustrato.Filippo Silvestri
(1873-1949)
Essendo la viticoltura una scienza agraria, non si può non ricordare un uomo che tanto diede all’agricoltura. Entomologo, insegnante universitario, Silvestri mise in evidenza
l’importanza dell’entomologia agraria nell’economia mondiale, illustrando in più congressi internazionali l’entità dei danni causati dagli insetti sulle derrate alimentari. Fu anche il precursore della lotta antiparassitaria biologica in agricoltura.Giuseppe Musci
(....-1950 ca)
Agli albori del secolo scorso, quando la fillossera devastava ancora pesantemente i vigneti del sud Italia, egli prese per mano la viticoltura pugliese, prima con precise note tecniche per combattere il parassita, supportate da un’ampia sperimentazione in vivai di sua proprietà, poi con una forte propaganda pubblicitaria a favore delle uve da tavola. Valente scrittore, collaborò con diversi giornali locali per la divulgazione dei vini regionali.Luigi Folonari
(.....-1952)
Vero capitano d’industria fu per molti anni a capo della celebre Casa Vinicola F.lli Folonari. Non si limitò alla parte enologica nei grandiosi stabilimenti sparsi in tutta Italia, ma si dedicò anche alla viticoltura, curando l’impianto di vasti vigneti dalla Toscana alla Puglia. Occupò inoltre incarichi importanti nelle organizzazioni vinicole.Luigi Montemartini
(1869-1952)
Botanico, fisiologo e fitopatologo fu Senatore della Repubblica. Ebbe il merito di aver fatto sorgere un gruppo notevole di Cantine sociali nell’Oltrepò Pavese. Docente universitario a Pavia fu sospeso dall’incarico per le sue idee socialiste nel ’26, per poi riprendere
l’insegnamento a Palermo e infine a Milano dove diresse una celebre Rivista di Patologia Vegetale.Giuseppe De Astis
(1868-1953)
Ricerche ebulliometriche sfociarono nell’ideazione di un ebulliometro verticale, così come studi relativi al calcare attivo nel terreno si concretizzarono nel celebre “calcimetro De Astis”. Non solo: studi su mosti muti, ceneri dei vini, acidi del mosto e del vino. Un uomo per cui l’enochimica fu una vocazione prima che un lavoro.Alberto Oliva
(1879-1953)
Fu per anni titolare di alcune Cattedre Ambulanti d’Agricoltura: Mantova, Parma e infine Siena per poi abbandonare l’insegnamento e dedicarsi per 10 anni alla direzione di una vasta e complessa tenuta chiantigiana. Ma la passione del tecnico non si disgiungeva da quella dello studioso per cui tornò all’insegnamento divenendo Preside della Facoltà di Agraria a Firenze.Wilhelm Heuckmann
(1898-1954)
Segretario Generale dell’Associazione dei Viticoltori tedeschi per 15 anni partecipò a numerosi Congressi Internazionali e a varie commissioni dell’Office International du Vin. Sua ultima fatica fu l’allestimento di una mirabile Esposizione viti-vinicola tenutasi a Freiburg nel settembre del 1952.Manlio Masi
(1888–1954)
L’Istituto per il Commercio Estero – I.C.E. – può considerarsi una sua creatura. Dal 1951 occupò la carica di Presidente dell’Istituto Nazionale per il Commercio Estero, promovendo l’esportazione dei prodotti ortofrutticoli italiani e in particolare dell’uva da tavola e dei vini, attività che gli valse l’elezione ad Accademico della Vite e del Vino.Achille Mango
(......-1954)
Dalla generica attività in campo agricolo si tuffò a piene mani nel settore vitivinicolo: provvedimenti legislativi riguardanti vite e vino, animazione di studi, ricerche, indagini in campo viticolo ed enologico, difesa del settore vitivinicolo italiano sono solo alcuni esempi delle molteplici attività che egli svolse a favore della viticoltura italiana di quel tempo.Filippo Zerioli
(......-1954)
Il coraggio di osare, vedere un grappolo, una vite e in essa un qualcosa da esportare, da far assaporare a chi non ha la fortuna di averla vista crescere. Così Zerioli vide alcune varietà di uve da tavola, il Verdea, l’Italia, la Regina, che a lui devono il successo commerciale nell’Europa centrosettentrionale. Pioniere dell’esportazione delle uve da tavola, creò una fiorente attività dove non v’era nulla, dando il “la” ad un fecondo mercato.Remo Grandori
(….-1955)
Studiò a fondo un nemico della vite, che in quegli anni portava ancora molti segreti: la fillossera. Le sue importanti ricerche entomologiche chiarirono molti aspetti di fondamentale interesse legati al ciclo di vita dell’insetto e al danno diretto causato alla vite europea.Arturo Marescalchi
(1869-1955)
Da Bologna (dove nacque), a Bordeaux (per terminare gli studi), dall’Istria a Casale Monferrato per ricoprire i più svariati incarichi, dall’insegnamento, alla direzione di
alcuni giornali. Nel frattempo fondò “la Società degli enologi italiani”, che vive tutt’ora. Per volere dei viticoltori fu in parlamento dove si batté per la tutela dei vini tipici, la commercializzazione del vino e degli aceti.Marcello Manni
(1899-1955)
Fondatore del giornale vinicolo “Il Torchio” nel 1949, ne fu direttore fino agli ultimi giorni di vita. Elesse a sua bandiera il motto “Pane al pane e vino al vino“ a testimonianza d’un giornalismo istintivo e combattente. Creò poi “L’Oleario”, giornale dedicato all’olivicoltura e all’industria olearia.Virginio Noseda
(.....-1956)
Fu per 14 anni il Presidente dell’Unione Italiana Vini, la maggiore organizzazione di categoria del commercio vinicolo nazionale. Gestì il proprio incarico con passione e senso di responsabilità venendo apprezzato da tutte le categorie del settore viti-vinicolo. Fu inoltre uno dei più zelanti membri dell’Accademia Italiana della Vite e del Vino.B.A. Samarakis
(.....-1956)
Fu Direttore dell’Office International du Vin, nonostante la sua origine “non tecnica” (veniva dalla carriera diplomatica). Formatosi una profonda competenza degli aspetti soprattutto economici, legislativi e politici della viticoltura e dell’enologia, contribuì di anno in anno ad allargare la sfera d’azione dell’O.I.V. con nuovi impegni ed iniziative.Bruno Dagna
(1908-1957)
Ricoprì moltissimi incarichi: vice-presidente dell’Associazione Enotecnica Italiani, Presidente dell’Unione ex-allievi della Scuola Enologica di Alba, membro dell’Accademia Italiana della Vite e del Vino, e soprattutto, Direttore del periodico “L’Enotecnico”.Francesco Scurti
(1878-1957)
Fu per 40 anni studioso e sperimentatore presso l’Istituto di Sperimentazione Chimico-Agraria di Torino di cui fu Direttore e che dotò di una moderna attrezzatura. Notevoli i suoi studi nel campo della conservazione della frutta a basse temperature.Antonio Franchino
(1885-1958)
Fu uno degli ultimi ad essere nominato Delegato tecnico antifilloserico dal Ministero dell’Agricoltura. Di lui si ricordano gli studi sull’origine della Vitis vinifera L. e Vitis vinifera silvestris, sui rapporti fra Ampelografia e Genetica nonché sulla resistenza dei vitigni europei alla fillossera.Etile Carpené
(1873-1959)
Sviluppò e ampliò nella natia Conegliano l’industria dei vini spumanti fondata dal padre. Amava disegnare e produrre i più svariati macchinari per vini spumanti creando modelli adottati anche in Francia. Curava meticolosamente ogni cosa: dalla scelta delle materie prime per la spumantizzazione, alle pratiche enotecniche con la passione dello studioso.Ettore Garino Canina
(1883-1959)
Direttore della Stazione Enologica di Asti ricoprì anche l’incarico di Presidente della Commissione Internazionale per l’unificazione dei metodi di analisi dei vini dell’O.I.V. Conseguì la Libera Docenza in Industrie Enologiche nel 1927 e dal 1947 insegnò Industrie Agrarie presso la Facoltà di Agraria di Torino. Scrittore prolifico annovera più di 100 testi legati al settore viti-vinicolo.Ivan Gheorghiev
(.....-1959)
In Italia, a Conegliano, dove effettuò gli studi, imparò ad amare la vite, la sua cura e quel prodotto così ricco di cultura che essa sa donare: il vino. Trasferì il proprio enorme bagaglio culturale in Bulgaria, divenendo punto di riferimento per l’enologia del suo paese e carro trainante per la viticoltura di tutto il centro Europa di quegli anni. Direttore dell’Istituto di Tecnologia enologica a Sofia, lo ricordiamo in particolare per uno studio metodico analitico di tutti i vini bulgari sfociato in un poderoso volume nel 1940. Dopo la seconda guerra mondiale ebbe la direzione di tutta l’enologia bulgara, esercitata attraverso il monopolio statale del Vinprom.Luigi Pirovano
(1861-1959)
La collezione ampelografica da lui costituita a Vario d’Adda fu solo il preludio di un lavoro che, con il figlio Alberto, sfociò nel miglioramento genetico delle uve da tavola. La varietà “Italia”, tutt’oggi conosciuta e coltivata, resta il fiore all’occhiello del giardino di famiglia.Luigi Einaudi
(1874-1961)
Con lui scomparve forse l’ultimo rappresentante del vecchio Piemonte.
Appassionato viticoltore ed enologo piantò nella sua casa di campagna a Dogliani un anfiteatro di splendidi vigneti di cui continuò ad occuparsi anche da Presidente della Repubblica, con un’incrollabile fiducia nell’avvenire della viticoltura.Nino Breviglieri
(....-1963)
Docente di Coltivazioni Arboree all’Università di Padova, procede ad un’assidua attività di ricerca in ogni ambito della frutticoltura. Convegni nazionali ed internazionali lo videro protagonista, con il suo contributo sempre preciso ed efficace, mai banale. In campo viticolo i suoi interessi spaziano dall’ampelografia alla fisiologia, dalla biologia fiorale ai problemi di economia viticola e quelli tecnico-colturali.Riccardo Terzi
(....-1963)
Mirava forse alla “vite ideale” Riccardo Terzi, benemerito ibridatore di viti. Mise al mondo una famiglia “d’Incroci Terzi” senza alcuna contaminazione di sangue americano. Creò il connubio tra Barbera e Cabernet, temperando l’asprezza e acidità del primo con la morbidezza del secondo e ottenendo un buon gruppo di "Incroci Terzi Cabernet x Barbera".Gino Friedman
(1876-1964)
Fu senza dubbio il “portabandiera” della cooperazione. Proprio la sua provincia, Modena, fu all’avanguardia con un nutrito gruppo di Cantine Sociali già prima della guerra ’15-‘18. Riunì le varie forme cooperative in un’unica Federazione Italiana delle Cantine Sociali che presiedette fino alla morte. Diede inoltre vita alla prima cooperativa per la lavorazione delle Vinacce.Giulio Ferrari
(1880-1965)
Nella zona dello Champagne aveva appreso i segreti della tecnica di produzione dei grandi spumanti, ottenendo poi in patria risultati eccezionali col suo Gran Spumante Ferrari. Notevoli anche i suoi studi sulla selezione della vite. Fu lui a isolare nei già noti Berlandieri X Riparia Teleki il clone “8 B selez. Ferrarri” nonché altre pregevoli selezioni di Pinot e Cabernet.Kurt Hennig
(1900-1965 ca)
La ricerca mai fine a se stessa, l’enochimica sempre volta a dare risposte utili all’attività enologica. Così nuovi metodi per la determinazione di costituenti organici ed inorganici nel vino, l’allontanamento da esso di vari metalli, l’evoluzione dell’azoto in fermentazione sono solo alcuni esempi della attività di ricerca, svolta sempre con metodo e tenacia innata nell’indole tedesca.Amedeo Di Rovasenda
(1881-1967)
Figlio del grande ampelografo Conte Giuseppe di Rovasenda, il marchese Amedeo di Rovasenda va ricordato per aver trascritto le quattromila schede ampelografiche
inedite del padre. Ne risultò un vero “Saggio di paleografia”, arricchito da manoscritti originali, che completò il più semplice “Elenco generale dei vitigni” del conte Giuseppe.Paul Marsais
(1883-1967)
Titolare della cattedra di Viticoltura a Parigi, fu un acceso sostenitore della nuova viticoltura post-fillosserica, basata sulle viti americane. Molto attivo in patria e all’estero, partecipò a congressi e manifestazioni e collaborò alle principali pubblicazioni dell’O.I.V., dando un notevole apporto al Lessico internazionale della Vite e del Vino.Luigi Manzoni
(1888-1968)
Famoso per gli incroci da lui ottenuti che portano il suo nome e tutt’ora coltivati (almeno alcuni), soprattutto in Trentino, concentrò una vita di studi nel campo della fisiologia, dell’anatomia e del miglioramento genetico della vite. Fu sempre legato alla cattedra di Scienze Naturali e Patologia Vegetale presso la Regia Scuola di Viticoltura ed Enologia di Conegliano Veneto.Carlo Mensio
(1878-1968)
Microfiltrazioni e impianti frigoriferi non erano ancora patrimonio di quel tempo. La fermentazione del Moscato veniva regolata tramite filtrazioni successive finché, cessava di avere luogo. Sì, ma perché? “Carenza di sostanze nutritive”, rispose Carlo Mensio, allora direttore tecnico della Gancia e già vicepresidente della Stazione Enologica Sperimentale di Asti nonché fondatore dell’ONAV.Giuseppe Cavazzana
(....-1969)
Fondatore e Presidente dell’Associazione Nazionale degli Amici del Vino, lo ricordiamo anche per la sua attività di scrittore e giornalista. Fu lui a fondare nel 1922 la rivista "Enotria" e la sua collaborazione arricchì la stesura della “Storia della Vite e del Vino”, pubblicata nel 1937. Amministrò e costituì enti e associazioni in campo viti-vinicolo.Alfredo Maria Mazzei
(1895-1970)
Dopo un primo periodo di insegnamento (viticoltura ed enologia) presso vari Istituti superiori, Conegliano, Alba, Catania, ottenne la Libera docenza in Enologia. Intensa la sua attività di scrittore sia nel settore delle opere tecniche, ricordiamo i volumi della Biblioteca dei Reda per l’insegnamento agrario, che in quello naturalistico in genere.Vincenzo Prosperi
(1955-1975)
Combatté e diede un rilevante impulso alla lotta contro il nuovo nemico di quegli anni giunto dall’America, la fillossera, prima di dedicarsi alla ricostituzione del patrimonio viticolo della regione Lazio, dove nacque. Selezionò nuovi portinnesti e varietà di uve da tavola, dando impulso all’enologia e allo sviluppo dei vini dei Castelli Romani.Giovanni Dalmasso
(1886-1976)
Fu e resta fra i più grandi studiosi di viticoltura a livello mondiale. Chiamato come esperto dovunque la vite fosse simbolo di civiltà sociale ed economica, impronta indelebile nella ricerca ed insegnamento in campo agrario. Inutile ricordare tutti i suoi sforzi racchiusi in oltre 400 pubblicazioni, che elevano la vite e la sua coltivazione ad una scienza pura ed affascinante.Piergiovanni Garoglio
(1900-1982)
Tanto vasto l’impegno che dedicò allo studio di vite e vino, tante le cariche importanti da lui ricoperte, tante le persone importanti da lui incontrate e conosciute, tanti gli studenti e i giovani che ebbero la fortuna di apprendere non solo la sua vasta scienza, ma anche il valore morale che sapeva infondere. Tanto di tutto, per racchiuderlo in poche righe: un uomo per lungo tempo simbolo dell’enologia italiana nel mondo.Lenz Moser
(....-1985 ca)
Fu pioniere in patria Moser, quando studiò un nuovo sistema di allevamento sperimentato sulle viti della propria azienda. In Austria l’alberello era la regola, finché egli propose di alzare il fusto a 0,60-1,30 m e di allevare la pianta secondo un modello che, esportato nel mondo, porta ancora il suo nome. A giustificare l’argomento scrisse un libro sulla viticoltura, tradotto poi in 13 lingue. Niente male per chi amava definirsi un semplice viticoltore!Isi Benini
(1935-1990)
Morì a Montevideo, dove si trovava come delegato di una missione economica, per un attacco di malaria, malattia contratta in Kenia. Giornalista Rai fino al 1984 fondò e diresse la rivista “Il Vino”, nata nel 1970 e cresciuta sotto la sua guida, fino alle edizioni successive passate ad Enrico Guagnini.Paolo Desana
(1918-1991)
La viticoltura italiana e l’agricoltura in genere ringraziano il senatore Desana per l’impegno profuso e la lungimiranza dimostrata nel creare una legge che tutelasse e valorizzasse i vini d’origine controllata. Non solo: attività parlamentari, responsabilità di dirigenza e amministrazione in vari organi pubblici e aziende private per “il padre della DOC”.Italo Eynard
(1932-1993)
Sorriso franco, sguardo vivace e sereno ed una capacità comunicativa straordinaria, in grado di coinvolgere i giovani, stimolarli e gratificarli. Doti che ne fecero un grande
docente presso la facoltà di Agraria di Torino, della quale fu preside per lungo tempo. Il suo “Manuale di Viticoltura” è tutt’oggi fonte di ispirazione e insegnamento, anche per gli enologi che verranno.Demetrio Zaccaria
(....-1993)
Quando il vino si fa cultura ed entra fra le pagine di un libro, se ne scoprono la vera essenza, il profondo legame con la terra d’origine, il sudore che lo ha creato. È uno dei tanti specchi che riflettono la civiltà di un popolo. Zaccaria ben lo comprese: pur svolgendo attività distanti dal mondo enologico, capì l’importanza della “cultura di bacco” tanto da raccogliere nella biblioteca “La Vigna” oltre 30.000 volumi.Tullio De Rosa
(1923-1994)
“Tecnica dei vini spumanti” e “Tecnologia dei vini spumanti” non solo gli hanno fatto meritare il Prix international de l’OIV, ma gli rendono tutt’ora merito, essendo fra i volumi
maggiormente apprezzati in enologia. Di certo ne andrebbe fiero Tullio. Da non dimenticare il lungo lavoro da ricercatore svolto a Conegliano e la brillante carriera di libero docente presso lo stesso Istituto Sperimentale.Filippo Lalatta di Costerbosa
(1921-1994)
Docente universitario stimato ed ammirato, compì numerose ricerche fra cui forme di allevamento e potatura, propagazione, qualità dei prodotti, vocazionalità ambientale. Accanto a questi temi specifici, egli si dedicò anche allo studio delle possibilità di sviluppo della viticoltura in diverse regioni italiane e al problema della cosiddetta “sostenibilità”. Schivo e riservato ma capace di grande altruismo, ricoprì inoltre diverse cariche pubbliche importanti.Luciano Usseglio Tomasset
(1927-1995)
Davvero tanti furono i contributi lasciati all’enologia dal prof. Usseglio. Dopo la laurea in chimica nel’50 e specializzazione in Viticoltura ed Enologia nel ’54 iniziò diversi studi sulle varie componenti del vino: i colloidi e la solubilità del tartrato acido di potassio, in particolare. Fu sperimentatore presso la Stazione Enologica di Asti di cui divenne Direttore nel ’73. Pubblica un importante volume dal titolo “Chimica Enologica”.Giacomo Gai
(1912-1999)
La passione per la meccanica, la dedizione al lavoro, unita alla grande capacità manageriale lo hanno portato a costruire macchine imbottigliatrici che versano nettare di bacco in bottiglie del mondo intero ed affondano le radici nella spicciola filosofia che gli appartiene a fondo, quella dei fatti più che delle parole.Lamberto Paronetto
(1916-1999)
La figura dell’enologo non deve limitarsi alla direzione delle aziende ma deve occuparsi di ricerca e sperimentazione. Questo è uno dei tanti insegnamenti che Paronetto ha lasciato, insieme ad una mirabile fonte di scritti, studi e ricerche.
Un suo scritto sullo spumante classicoGuido Berlucchi
(1922-2000)
Fu il primo a lanciare una sfida allo champagne con uno spumante italiano metodo champenois. Dalla sua cantina, messa a disposizione dell’enologo Franco Ziliani, partì quella sfida che ha raggiunto 5 milioni di bottiglie ogni anno. La sua opera ha lanciato nel mondo l’immagine di alta qualità che oggi caratterizza i nostri spumanti.Giuseppe Medici
(1907-2000)
Il senatore Medici fu uno dei protagonisti dell’agricoltura italiana del dopoguerra. Fu delegato per il piano Marshall, ministro dell’Agricoltura e del Bilancio, della Pubblica
Istruzione, dell’Industria e della riforma della Pubblica amministrazione. Nel 1974 ha presieduto a Roma la conferenza mondiale per l'alimentazione, sotto gli auspici dell'ONU. È stato presidente dell'Accademia Nazionale dell'Agricoltura dal 1960 al 1994. Felice Cavallotto
(1910-2002)
Apriva la porta dell’affascinante mondo dell’enologia, ai molti studenti che negli anni si susseguirono sotto la sua saggia guida. Fu, infatti, insegnante tecnico di enologia dal 1928 al ’75 alla Scuola Enologica di Alba, nella teoria e nella pratica della cantina, nel suo parlare ed incedere lento ma sicuro, sereno. In più, un Assaggiatore di vino, a dire di molti, senza eguali.Émile Peynaud
(1912-2004)
Scomparso a 92 anni è l’enologo francese che ha contribuito in maniera determinante a migliorare la qualità dei vini mondiali. Peynaud è riconosciuto come il padre dell’enologia moderna. Con i suoi libri, come il rinomato “Trattato di enologia” o “Il gusto del vino” e le sue consulenze, il professore dell’Università di Bordeaux ha approntato le principali norme di winemaking in Europa e nel Nuovo Mondo. Le sue più importanti rivoluzioni culturali sono state il raggiungimento della piena maturazione delle uve (i produttori tendevano ad anticipare la raccolta per paura delle piogge autunnali), il controllo e la gestione della fermentazione malolattica (che, fino a quel momento, era considerata una sorta di inconveniente da cui difendersi) e la pulizia dei locali e dei contenitori adibiti alla vinificazione. Lo vogliamo ricordare con un suo pensiero: “Il gusto è conforme alla rozzezza dell’intelletto: ognuno beve il vino che merita”Luigi Veronelli
(1926-2004)
Enogastronomo d’eccellenza, scrittore brillante e tagliente. Capace di “dialogare” col vino, affrontò mille battaglie per l’affermazione dei vitigni autoctoni e il vino di qualità. La cultura del mangiare e bere bene trovò nella sua penna il miglior strumento d’espansione. Celebri le sue guide su piatti, ristoranti e vini di tutta Italia.Gildo Dal Cin
(1914-2005)
Laureato in Scienze Agrarie presso l'Università di Bologna, nel 1946 è chiamato dal Prof. Italo Cosmo come assistente presso l'allora Stazione Sperimentale di Viticoltura ed Enologia di Conegliano, dove svolge attività di ricerca ed analitica: due anni decisivi per la sua formazione ed i futuri orientamenti. Nel settembre 1949 inizia a Milano, una propria attività imprenditoriale nella produzione di coadiuvanti e prodotti per l'industria enologica e nella costruzione di filtri speciali per enologia. Instancabile nella sua multiforme attività imprenditoriale è allo stesso tempo studioso attento dei problemi e dei progressi che interessano il settore più progredito dell'enologia.Mario Castino
(1934-2009)
Laureato con lode in Scienze Agrarie presso Università di Torino nel 1959, dopo un periodo di borsista del CNR ha sempre svolto la sua attività presso l’Istituto sperimentale per l’enologia di Asti dal 1960. Dal 1977 ha diretto la Sezione di Tecnologia enologica, e dal giugno 1995 ha assunto la direzione dell'Istituto. Posto in quiescenza nel gennaio 1998, per conseguita massima attività di servizio, ha continuato collaborando con l'Università di Torino come professore a contratto di Chimica Enologica al Corso di Laurea in Viticoltura ed Enologia. Ė stato membro del Consiglio Direttivo dell'O.N.A.V., membro ordinario (dal 1976) dell'Accademia Italiana della Vite e del Vino e dell'Accademia di Agricoltura diventandone vice-presidente.
Ė aurore di oltre 180 pubblicazioni scientifiche, molte di carattere sperimentale, che riguardano argomenti enologici: messa a punto di metodi di analisi, risultati conseguibili con le diverse tecniche di vinificazione, saggi sensoriali, sviluppo ed applicazione di tecniche statistiche.
Un suo interessante scrittoGiuseppe Versini
(1948-2010)
Laurea in Chimica, con un indirizzo organico-biologico, presso l’università di Padova nel 1972. Dopo un breve periodo come assistente presso la cattedra di Chimica Organica Superiore della Facoltà di Scienze mm. ff. e nn. dell’Università di Padova, nel 1974 entra nell’Istituto San Michele all’Adige nel laboratorio di Analisi e Ricerche. Nel 1988 diventa capo dell’Ufficio Ricerca Enologica. Riferimento nazionale e internazionale per la gascromatografia applicata e le tecniche spettroscopiche NMR e di massa isotopica dei prodotti agroalimentari. Massimo esperto nel campo della caratterizzazione e produzione delle grappe. Autore di innumerevoli pubblicazioni scientifiche, è stato consulente dell’U.I.V. , nonché professore a contratto in corsi di chimica enologica e distillati nelle Università di Sassari, Milano e Verona.
In ricordo di Giuseppe Versini - MemorialePascal Ribéreau-Gayon
(1930-2011)
Figura di riferimento dell’enologia mondiale, dopo gli studi scientifici presso l'Università di Bordeaux, nel 1959 ha conseguito il Ph.D. in Fisica presso l'Università di Parigi, con uno studio specialistico dei composti fenolici delle piante, sviluppando un metodo per differenziare i vini secondo l'origine genetica delle uve (Vitis vinifera e da ibridi). Ha iniziato la sua carriera come responsabile del laboratorio presso la Facoltà di Scienze di Bordeaux nel 1960. Promosso professore nel 1969, divenne nel 1976 il Direttore dell'Istituto di Enologia di Bordeaux, che diventerà facoltà nel 1995, e che ha guidato fino al 2004. Successivamente Preside onorario della Facoltà di Enologia Bordeaux-Segalen, era anche corrispondente dell'Institut de France e membro dell’Académie d'agriculture de France, e presidente del consiglio di Enologia della Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino. È stato insignito della Légion d'Honneur nel 1995. Numerosi i suoi lavori di ricerca: dalla fermentazione, alla estrazione dei composti fenolici, alla chiarificazione e stabilizzazione dei vini bianchi dolci, agli studi sugli enzimi del mosto a quelli sulla Botrytis cinerea e moltissimi altri. E' stato anche un prolifico scrittore, autore di diversi trattati sull' enologia e di quasi 200 pubblicazioni scientifiche e tecniche. E' stato consulente per diverse cantine.
Nella famiglia Ribéreau-Gayon, l’enologia ha una lunga tradizione. Nel 1880, il bisnonno di Pascal, Ulysse Gayon, assistente di Louis Pasteur (colui che "senza essere enologo ha fondato l’enologia", secondo Emile Peynaud), si stabilì a Bordeaux dove ideò la famosa poltiglia bordelese a base di solfato di rame. Suo padre, Jean Ribéreau-Gayon, fondò nel 1949 l'Istituto di enologia e scoprì, con Emile Peynaud, la fermentazione malolattica, scoperta che rivoluzionò l’enologia.Marco Trimani
(1934-2011)
Decano degli enotecari romani ma soprattutto personaggio di spicco assoluto nel panorama nazionale per l'instancabile attività di conoscenza, informazione e promozione del vino italiano. Attivo in una storica Bottega romana, diventata successivamente l'Enoteca Trimani con wine bar, Marco era laureato in economia, ma aveva preferito la via del vino. Consigliere dell'Unione Italiana Vini, era stato anche presidente di Vinarius e, a partire dagli anni '80, anche viticoltore ad Anagni. Autore di libri d'argomento enologico, era soprattutto un appassionato divulgatore ed un esperto tanto da venire citato come tale addirittura dall'Enciclopedia Treccani.
Le opinioni di MarcoCarlo Cannella
(1943 – 2011)
Professore ordinario di Scienza dell'alimentazione nella facoltà di Medicina dell'Università La Sapienza, Cannella dirigeva la Scuola di specializzazione in Scienza dell'alimentazione ed è stato anche direttore del Centro interuniversitario internazionale di studi sulle culture alimentari mediterranee, alla Sapienza, nel luglio 2006. Dal maggio 2007 era presidente dell'Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione (Inran). Nel triennio 2007-09 ha fatto parte del Consiglio Superiore di Sanità. Nel 1995 diventa membro dell'Accademia Romana di Scienze Mediche e Biologiche. Cannella ha lavorato a lungo sul piano della ricerca, pubblicando oltre 100 lavori scientifici sulle più prestigiose riviste internazionali. La sua notorietà nella veste di divulgatore scientifico, per la sua abilità didattica, era cresciuta anche grazie alla partecipazione a programmi televisivi come Super Quark e Tg2 Salute. Un grande personaggio e un punto di riferimento per tutti i nutrizionisti.
Un suo intervento sul vino