Il Primitivo ci porta indietro nel tempo con aneddoti, storie vere e leggende rievocando viaggi ideali di un vitigno molto singolare, giunto in Puglia probabilmente grazie agli Illiri, popolo della regione balcanica che già curava ed allevava questa vite, il vino che si otteneva era già commercializzato in tutto il mediterraneo dai Fenici.
I Greci (con la colonizzazione del sud Italia) riconobbero in questo vitigno qualità e pregi, tant’è che l’Aglianico, (discendente del vino ellenico), diffuso in Campania e Basilicata, non trovò molto spazio in Puglia in quanto la posizione di vino “rosso strutturato” era già occupato dal Primitivo.
I Romani, a loro volta, che tanto amavano il “Vinum”, vino miscelato con acqua, miele e resine per renderlo più dolciastro, definivano “Merum” il vino pregiato e buono senza nessuna aggiunta, dal quale discende direttamente il Primitivo. In Puglia ancora oggi viene utilizzato il termine dialettale “mieru” per indicare il vino onesto e genuino “del contadino”.
La vite in Puglia ha potuto rivivere momenti di gloria, dopo la crisi del periodo medievale, grazie soprattutto ai monaci basiliani presenti nel Salento e ai monaci benedettini nella Murgia, i quali furono i soli a mantenere attivo l’allevamento della vite rispettando gli antichi metodi dei contadini locali, ma i primi atti storici che parlano del Primitivo risalgono alla metà del 1700, ed è Don Francesco Indellicati, reggente della Chiesa di Gioia del Colle, a notare che tra i vitigni che si coltivavano nelle sue vigne uno in particolare poteva essere vendemmiato già alla fine di agosto, “Primaticcio” (prima degli altri), da qui verosimilmente il nome Primitivo che si estese rapidamente da Gioia del Colle, in provincia di Bari, all’area di Manduria, grazie ad una nobildonna di Altamura che si unì in matrimonio con un nobile di Manduria portando in dote con sé alcune barbatelle di Primitivo che diedero un risultato migliore e inaspettato, facendo eleggere l’agro di Manduria come habitat ideale per questo vitigno per merito della roccia calcarea a base di tufo e ricca di fessure che permettono di trattenere l’acqua, e per la ricca presenza di minerali. Il risultato è un vino più alcolico e colore più intenso, diventando molto presto, famoso come vino da taglio destinato al nord Italia e in Francia per migliorare i loro vini in vendemmie poco felici.
Altra storia invece è la corrispondenza con lo Zinfandel scoperta per caso da un professore californiano, che trovandosi in Puglia nel 1967, assaggiando del Primitivo asserì che quel vino gli ricordava tanto lo Zinfandel, confermato successivamente da analisi del DNA, al punto che l’Unione Europea consente l’uso della denominazione per lo stesso vitigno come sinonimi varietali. Va da se che questo risultato porti a pensare che il Primitivo sia arrivato in America dalla Puglia, ma i californiani non la pensano così asserendo che il “Primitivo-Zinfandel” abbia un’origine croata e che sia un clone del vitigno noto con il nome di “Plavac mali”, molto diffuso nella regione balcanica, portato da qualche emigrato dalla Croazia in Puglia e/o in California.
Qualunque sia la sua origine, il Primitivo resta il Merum, vino schietto e sincero.
Il Primitivo si trova, in diverse percentuali, nelle seguenti Denominazioni d’Origine:
Primitivo di Manduria Dolce Naturale DOCG;
Primitivo di Manduria DOC;
Gioia del Colle Primitivo DOC;
Falerno del Massico DOC (Provincia di Caserta)
Cilento DOC (Provincia di Salerno);
Il Disciplinare di Produzione prevede l’utilizzo minimo dell’85% di Primitivo e massimo il 15% di vitigni a bacca rossa idonei alla coltivazione nelle provincie di Taranto e brindisi.
La zona di produzione della DOC ricade per la maggior parte nella provincia jonica e comprende Manduria, Carosino, Monteparano, Leporano, Pulsano, Faggiano, Roccaforzata, S. Giorgio Jonico, San Marzano, Fragagnano, Lizzano, Sava, Torricella, Maruggio, Avetrana e Talsano (frazione di Taranto), inoltre vi fanno parte Erchie, Oria e Torre S. Susanna in provincia di Brindisi.
Il tipo di allevamento pùò essere ad alberello pugliese o contro spalliera, i ceppi per ettaro non devono essere inferiore a 3.500, con una produzione massima di 90 q.li/ha, è consentito esclusivamente l’uso di grappoli raccolti nella prima fruttificazione, mentre sono esclusi i racemi (grappolini provenienti dalle “femminelle”).
Il Primitivo di Manduria DOC può essere messo in commercio dopo il 31 marzo successivo alla vendemmia con minimo il 13,50%Vol., per la versione “Riserva” invece l’immissione in commercio può avvenire dopo 2 anni dal 31 marzo successivo alla vendemmia, con un affinamento di 24 mesi di cui almeno 9 in legno e il 14,00%Vol., per entrambe le tipologie di vino è consentito l’appassimento delle uve.
CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE
Colore:rosso molto intenso (impenetrabile) tendente al violaceo che gli deriva dal contatto del mosto con le bucce ricche di sostanze coloranti;
il colore tende al granato con l’invecchiamento.
Profumo: sentori di frutta matura che richiamano la ciliegia, la mora, la prugna; speziato di vaniglia dovuto alla cessione di tannini dolci da parte del legno delle barrique, si percepisce inoltre il cioccolato.
Sapore: secco, sapido con tannini armonici che ne esaltano il carattere, sia il fruttato che lo speziato si ripropongono anche al gusto a lungo.
I Greci (con la colonizzazione del sud Italia) riconobbero in questo vitigno qualità e pregi, tant’è che l’Aglianico, (discendente del vino ellenico), diffuso in Campania e Basilicata, non trovò molto spazio in Puglia in quanto la posizione di vino “rosso strutturato” era già occupato dal Primitivo.
I Romani, a loro volta, che tanto amavano il “Vinum”, vino miscelato con acqua, miele e resine per renderlo più dolciastro, definivano “Merum” il vino pregiato e buono senza nessuna aggiunta, dal quale discende direttamente il Primitivo. In Puglia ancora oggi viene utilizzato il termine dialettale “mieru” per indicare il vino onesto e genuino “del contadino”.
La vite in Puglia ha potuto rivivere momenti di gloria, dopo la crisi del periodo medievale, grazie soprattutto ai monaci basiliani presenti nel Salento e ai monaci benedettini nella Murgia, i quali furono i soli a mantenere attivo l’allevamento della vite rispettando gli antichi metodi dei contadini locali, ma i primi atti storici che parlano del Primitivo risalgono alla metà del 1700, ed è Don Francesco Indellicati, reggente della Chiesa di Gioia del Colle, a notare che tra i vitigni che si coltivavano nelle sue vigne uno in particolare poteva essere vendemmiato già alla fine di agosto, “Primaticcio” (prima degli altri), da qui verosimilmente il nome Primitivo che si estese rapidamente da Gioia del Colle, in provincia di Bari, all’area di Manduria, grazie ad una nobildonna di Altamura che si unì in matrimonio con un nobile di Manduria portando in dote con sé alcune barbatelle di Primitivo che diedero un risultato migliore e inaspettato, facendo eleggere l’agro di Manduria come habitat ideale per questo vitigno per merito della roccia calcarea a base di tufo e ricca di fessure che permettono di trattenere l’acqua, e per la ricca presenza di minerali. Il risultato è un vino più alcolico e colore più intenso, diventando molto presto, famoso come vino da taglio destinato al nord Italia e in Francia per migliorare i loro vini in vendemmie poco felici.
Altra storia invece è la corrispondenza con lo Zinfandel scoperta per caso da un professore californiano, che trovandosi in Puglia nel 1967, assaggiando del Primitivo asserì che quel vino gli ricordava tanto lo Zinfandel, confermato successivamente da analisi del DNA, al punto che l’Unione Europea consente l’uso della denominazione per lo stesso vitigno come sinonimi varietali. Va da se che questo risultato porti a pensare che il Primitivo sia arrivato in America dalla Puglia, ma i californiani non la pensano così asserendo che il “Primitivo-Zinfandel” abbia un’origine croata e che sia un clone del vitigno noto con il nome di “Plavac mali”, molto diffuso nella regione balcanica, portato da qualche emigrato dalla Croazia in Puglia e/o in California.
Qualunque sia la sua origine, il Primitivo resta il Merum, vino schietto e sincero.
Il Primitivo si trova, in diverse percentuali, nelle seguenti Denominazioni d’Origine:
Primitivo di Manduria Dolce Naturale DOCG;
Primitivo di Manduria DOC;
Gioia del Colle Primitivo DOC;
Falerno del Massico DOC (Provincia di Caserta)
Cilento DOC (Provincia di Salerno);
Il Disciplinare di Produzione prevede l’utilizzo minimo dell’85% di Primitivo e massimo il 15% di vitigni a bacca rossa idonei alla coltivazione nelle provincie di Taranto e brindisi.
La zona di produzione della DOC ricade per la maggior parte nella provincia jonica e comprende Manduria, Carosino, Monteparano, Leporano, Pulsano, Faggiano, Roccaforzata, S. Giorgio Jonico, San Marzano, Fragagnano, Lizzano, Sava, Torricella, Maruggio, Avetrana e Talsano (frazione di Taranto), inoltre vi fanno parte Erchie, Oria e Torre S. Susanna in provincia di Brindisi.
Il tipo di allevamento pùò essere ad alberello pugliese o contro spalliera, i ceppi per ettaro non devono essere inferiore a 3.500, con una produzione massima di 90 q.li/ha, è consentito esclusivamente l’uso di grappoli raccolti nella prima fruttificazione, mentre sono esclusi i racemi (grappolini provenienti dalle “femminelle”).
Il Primitivo di Manduria DOC può essere messo in commercio dopo il 31 marzo successivo alla vendemmia con minimo il 13,50%Vol., per la versione “Riserva” invece l’immissione in commercio può avvenire dopo 2 anni dal 31 marzo successivo alla vendemmia, con un affinamento di 24 mesi di cui almeno 9 in legno e il 14,00%Vol., per entrambe le tipologie di vino è consentito l’appassimento delle uve.
CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE
Colore:rosso molto intenso (impenetrabile) tendente al violaceo che gli deriva dal contatto del mosto con le bucce ricche di sostanze coloranti;
il colore tende al granato con l’invecchiamento.
Profumo: sentori di frutta matura che richiamano la ciliegia, la mora, la prugna; speziato di vaniglia dovuto alla cessione di tannini dolci da parte del legno delle barrique, si percepisce inoltre il cioccolato.
Sapore: secco, sapido con tannini armonici che ne esaltano il carattere, sia il fruttato che lo speziato si ripropongono anche al gusto a lungo.